Strumento ottico che ingrandisce gli oggetti situati ad una certa distanza, il binocolo si compone di due cannocchiali, riuniti attraverso una cerniera che consente l’adattamento agli occhi dell’osservatore.
La differenza sta nella visione binoculare, e dunque migliore, offerta dal binocolo, che contempla l’utilizzo di ambedue gli occhi per visualizzare un determinato oggetto.
Versatile, facilmente trasportabile e di utilizzo immediato, il binocolo è disponibile in commercio in diversi pesi e dimensioni, presentando, a seconda dei modelli, differenze a livello qualitativo e di prestazioni. Ciò spiega il motivo per il quale risulta assai arduo e complesso scegliere il “migliore” binocolo, quello più consono alle proprie esigenze. Preliminare, al riguardo, si rivela l’uso al quale esso è destinato, e dunque la “combinazione” adatta a detto uso, intendendo con questa parola due specifiche tecniche sempre citate insieme: il numero degli ingrandimenti (ossia il numero di volte che un oggetto si vede più grande rispetto alla realtà concreta) e il diametro delle lenti obiettivo (cioè i due obiettivi che si trovano all’esterno del binocolo).
Riconoscere la combinazione di un binocolo è di estrema semplicità, poiché essa è sempre indicata vicino al nome del modello: a titolo esemplificativo, in un apparecchio 10×50 la prima cifra è indice del numero di ingrandimenti (10 ingrandimenti quindi, pertanto si vedrà l’oggetto inquadrato 10 volte più da vicino), mentre la seconda esprime il diametro in millimetri delle lenti obiettivo.
Perché da essa dipendono altre caratteristiche del binocolo, come la luminosità dell’immagine e l’ampiezza del campo visivo: per tal motivo uno strumento ottico di questa tipologia destinato all’osservazione di una vasta parte di paesaggio avrà una combinazione diversa da uno progettato per un’osservazione di parti più limitate.
L’ingrandimento si trova a sinistra del segno “X”, mentre il diametro – cioè l’apertura dell’obiettivo che si esprime in millimetri – è situato a destra del predetto segno.
Solitamente i binocoli hanno ingrandimenti da 4 a 25 e diametro dell’obiettivo da 20 a 100mm, e dalle molteplici combinazioni di queste caratteristiche risultano strumenti ottici diversi per scopi diversi.
Ad utilizzi diversi sono adatti combinazioni diverse: così, in caso di osservazioni più prolungate – sebbene non nelle migliori condizioni di luce – la scelta ottimale si rivelerà un apparecchio a “combinazione classica” (che unisce cioè leggerezza e luminosità), mentre la “combinazione crepuscolare” sarà preferibile per osservazioni all’alba o al tramonto. I modelli classici della prima tipologia sono l’8×30 e il 7×42, laddove invece il modello a cui riferirsi per la seconda tipologia è l’8×56. Per brevi osservazioni o brevi passeggiate, invece, si suggerisce un binocolo leggero, in formato tascabile (modelli 8×20 e 10×25), mentre se si desidera osservare un oggetto a distanza, saranno necessari un alto ingrandimento ed un grande obiettivo. La scelta, in questo caso, verterà su modelli 15×56, 20×80 o 25×100, indicati per un’osservazione “ad ampio raggio”, sia di giorno che di notte, e provvisti, in alcuni casi, di un “booster”, ossia di un monocolo avvitato su un oculare che accresce l’ingrandimento.
Bisogna considerare che il sistema ottico del binocolo restituirebbe l’immagine osservata in maniera “ribaltata”, e come tale, da “raddrizzare”. Ecco perché si parla di sistema di raddrizzamento dell’immagine, un raddrizzamento ottenuto attraverso i prismi di vetro, posti all’interno dello strumento, che hanno la funzione di capovolgere a specchio l’immagine stessa.
I prismi di Porro (dal nome del loro inventore) e i prismi a tetto (così chiamati dalla forma di uno degli spigoli).
I prismi di Porro rappresentano la tipologia più semplice e con il minor numero di rifrazioni delle immagini, e conseguentemente, la più economica. Hanno però una forma più allargata e di maggiore ingombro – nonché un maggiore peso – rispetto a quella dei binocoli moderni. I prismi a tetto sono contraddistinti da una maggiore complessità costruttiva e da una maggiore accuratezza nell’allineamento del sistema ottico. Dalla forma dritta e slanciata, presentano infatti più superfici, la cui precisione deve essere perfetta, perché in caso contrario verrebbe compromessa la nitidezza dell’immagine. Ciò spiega il costo superiore e la dispersione di una maggiore quantità di luce, per via del maggior numero di rifrazioni effettuato. Sono però più piccoli, compatti e leggeri.
È il vetro, di due tipologie: il BaK4 e il BK7. Il primo è vetro al Crown-bario, con indice di rifrazione e dispersione della luce entrambi molto bassi, il che lo rende molto utilizzato per realizzare gruppi ottici dei migliori binocoli. Il secondo è vetro borosilicato adoperato in ottica, in virtù della sua resistenza e trasparenza. Il migliore tra i due? Non è dato dirlo con precisione, trattandosi di parametri molto soggettivi e quindi non standardizzabili.
Dal 3 al 5% della luce che colpisce frontalmente una superficie viene subito riflessa dalla superficie delle lenti e dei prismi, e ciò nonostante siano trasparenti. Ciò spiega l’importanza non solo di un basso indice di rifrazione del vetro adoperato per i gruppi ottici, ma anche di specifici rivestimenti per le superfici attraversate dal fascio luminoso, perché la dispersione venga ridotta. È a questo proposito che si parla di “coating”, termine inglese indicante un rivestimento antiriflesso.
Il termine “coating” può essere “coniugato” in 4 diversi modi, in base al numero di strati applicati ed al numero di superfici. Nello specifico, queste sono le diciture presenti:
- Coated (C), che prevede l’applicazione di un unico strato di rivestimento antiriflesso alle superfici esterne delle lenti dell’obiettivo e degli oculari;
- Multi Coated (MC), che contempla l’applicazione di più strati antiriflesso alle superfici esterne delle lenti;
- Fully Coated (FC), con cui un unico strato antiriflesso viene applicato sia alle superfici interne ed esterne delle lenti, che alle superfici esterne dei prismi;
- Multi Fully Coated (MFC), che vede tutte le superfici delle lenti e le superfici esterne dei prismi trattate con più strati antiriflesso.
La luminosità indica quanta luce “entra” dall’obiettivo e quanta ne “esce” dagli oculari.
Dal punto di vista tecnico la luminosità di un binocolo è espressa con le diciture “indice di luminosità” oppure “pupilla in uscita”. Il valore, in millimetri, individua il diametro del fascio di luce in uscita dall’oculare: un maggiore valore indica una maggiore luminosità del binocolo, cioè il suo essere in grado di “percepire” la luce.
Puntando il binocolo in direzione di una fonte luminosa ed osservandolo dal lato degli oculari a circa 30 cm: ogni oculare “mostrerà” un cerchietto “luccicante” originato dalla luce in uscita.
Il diametro della pupilla in uscita si individua nel rapporto tra il diametro delle lenti obiettivo e il numero degli ingrandimenti.
Perché esso influirà sulla possibilità di adoperare il binocolo esclusivamente di giorno, quando la luce è totale, oppure anche in condizioni in cui la luminosità è ridotta, come all’alba o al tramonto. Il diametro della pupilla in uscita è infatti proporzionato a quello della pupilla umana, che però muta in base alla luce.
“Indice” del numero di ingrandimenti effettuati dal binocolo, il campo visivo rappresenta la parte di spazio osservata a distanza mediante il binocolo stesso. Può essere espresso in metri oppure in gradi: nel primo caso è individuata la lunghezza della parte osservabile da una distanza di 1000 m (ad esempio 130 m), nel secondo, invece, l’ampiezza dell’angolo del cono visivo “tracciato” dall’apparecchio (ad esempio 6°). Qualora quest’ultima misura non sia conosciuta, basta moltiplicare l’angolo per 17,45 per ricavare i metri osservabili da 1 km di distanza: moltiplicazione che però si rivela attendibile esclusivamente per angoli inferiori a 10°.
Sì. Maggiore è il numero di ingrandimenti compiuto dallo strumento ottico, minore sarà la porzione di terreno che si può osservare; al contrario, meno elevato è il predetto numero di ingrandimenti, maggiore sarà l’estensione “abbracciabile”.
È necessario che il binocolo possa adeguarsi alla forma del viso e alla vista di qualunque utilizzatore, specie se si portano gli occhiali. Ecco perché esso dovrebbe prevedere una serie di regolazioni tali da consentirne l’uso agevole da parte di ogni individuo. Ci si riferisce alla messa a fuoco, al rilievo oculare, all’aggiustamento diottrico, e alla distanza interpupillare.
Di estrema importanza, la messa a fuoco consente di visualizzare l’oggetto da osservare con la maggiore nitidezza possibile. Ottenuta attraverso una rotella, è centrale nella maggior parte dei binocoli, nel senso che la rotella si trova tra i due tubi. In rari casi, però, la messa a fuoco è indipendente, cioè ogni oculare è provvisto di una ghiera di regolazione: una messa a fuoco, questa, poco idonea alle situazioni di osservazione naturalistica, ove è necessario mettere a fuoco con velocità il soggetto che si osserva.
La “messa a fuoco automatica” è propria di strumenti ottici a fuoco fisso, la cui profondità è tale da consentire la visualizzazione di oggetti a fuoco da una distanza alquanto prossima – circa 12 m – sino all’infinito. Pronto ad essere adoperato senza necessità di essere messo a fuoco, il binocolo in questo caso si rivela perfetto per le osservazioni in campo aperto, o per le osservazioni di animali che si muovono rapidamente.
Anche detto “estrazione pupillare”, il rilievo oculare assolve ad una duplice funzione: da una parte consente di poggiare il binocolo al viso, così da riparare l’occhio dalla luce del sole, dall’altra fa “corrispondere” la pupilla in uscita con la pupilla dell’osservatore.
No, i modelli appartenenti alla fascia bassa ne sono privi, obbligando di conseguenza l’utilizzatore a mantenere l’apparecchio alla giusta distanza facendo maggiore fatica.
La regolazione si ottiene mediante due “coppe” morbide poste sugli oculari, estraibili e regolabili in base alla lunghezza che si preferisce. Due le tipologie di dette coppe: estraibile (più versatile e personalizzabile) oppure pieghevole.
Spesse volte presente anche negli apparecchi più economici, l’aggiustamento diottrico consente di mettere a fuoco l’immagine in modo corretto con ambedue gli occhi. È una regolazione molto importante, in considerazione delle differenze di vista tra i due occhi, riscontrabili in ciascuno di noi.
Perché un binocolo venga adoperato in modo giusto, è necessario che gli oculari dello stesso possano allinearsi precisamente alle proprie pupille, e la distanza interpupillare costituisce la distanza esistente tra il centro di una pupilla e quello dell’altra.
Sì, anche se non propriamente connessi al comfort della visione. Ci si riferisce all’attacco per supporto fisso, nel caso si desideri utilizzare un treppiede, e al peso e alle dimensioni.
Se si osserva da un punto fisso – come nel caso dell’osservazione astronomica – potrebbe risultare preferibile adoperare un treppiede su cui montare il proprio binocolo, soprattutto nel caso in cui quest’ultimo ha 10 ingrandimenti o più. Si suggerisce di optare per un apparecchio già fornito di un attacco che consenta l’utilizzo di detti supporti, senza dover ricorrere ad un acquisto successivo.
Le dimensioni di un binocolo sono strettamente correlate alla larghezza dell’obiettivo. Quanto alla portabilità, la soglia è solitamente individuata nei modelli 10×50, con un peso oscillante tra 700 g e 1 kg, e un ingombro di circa 20×20 cm. I binocoli di maggiori dimensioni, con un più elevato numero di ingrandimenti ed un obiettivo più largo, sono consigliabili per un utilizzo “statico”, preferibilmente da postazione fissa (ad esempio i binocoli astronomici); quelli con obiettivo più piccolo, dalle misure compatte e dal peso inferiore (anche 15 cm di lunghezza per 200 g), si rivelano invece adatti per un uso all’esterno.
Con il termine solidità ci si riferisce alla capacità del binocolo di ben sopportare l’eventuale esposizione agli elementi atmosferici, le probabili cadute e il contatto con lo sporco. E ciò in considerazione del fatto che esso viene utilizzato all’aria aperta, che sia nei boschi, in campagna oppure al mare. Le caratteristiche che integrano questo parametro sono l’impermeabilizzazione, il riempimento, ed il rivestimento.
Non dovrebbe mai mancare perché altrimenti polvere o acqua (in caso di pioggia) si introdurrebbero nei tubi dell’apparecchio, inficiandone la visione.
Quando si adopera il binocolo all’aperto, specie in presenza di escursioni termiche, può sorgere la condensa interna. In caso di dispositivi riempiti ad aria, la problematica – piuttosto frequente – si risolve aspettando che la condensa creatasi internamente ai tubi ritorni allo stato gassoso. Apparecchi riempiti con gas come l’azoto, invece, non sono soggetti al problema della condensazione, motivo per il quale si suggerisce – in sede di acquisto – di controllare se il riempimento sia o meno anticondensa.
È importante che i tubi presentino un rivestimento in grado di “smorzare” i colpi o eventuali cadute, come la gomma morbida, materiale che tra l’altro svolge una funzione antiscivolo, tale da garantire una buona presa anche in caso di pioggia o di mani sudate.
Al momento dell’acquisto, è importante controllare che il binocolo al quale si è interessati sia “corredato” del minimo indispensabile: gli accessori, difatti, si rivelano estremamente utili per un trasporto, un utilizzo, e una conservazione improntati alla massima sicurezza. Eccoli specificati qui di seguito:
- custodia, morbida, rigida o semirigida in base all’utilizzo
- tracolla (che dovrebbe essere comoda), fondamentale per disporre sempre dell’apparecchio
- coprilenti, essenziale per proteggere le lenti da sporco e graffi, in determinati binocoli può essere ad essi attaccato tramite una funicella che ne evita la perdita. Si tratta di un accessorio non sempre riscontrabile nei kit di base.
- attacco per supporti fissi, treppiede, protezione antipioggia, da acquistare in modo separato, in base alle necessità personali
- kit di pulizia, estrinsecatensi per lo più in un panno in microfibra per la pulizia delle lenti, che può essere “rinforzato” da apposite soluzioni – acquistabili a parte – per una pulizia più scrupolosa.
Premesso che i migliori apparecchi possono superare anche i 2000 Euro, è al tempo stesso da sottolineare che prezzi inferiori non vogliono dire necessariamente una cattiva qualità: ciò che muta, infatti, è la tipologia di vetro adoperato per il gruppo ottico ad esempio, o determinati particolari che vanno ad incidere sulla luminosità e nitidezza dell’immagine. Detto ciò, in base alle caratteristiche proprie dei diversi modelli, è possibile orientativamente distinguere 3 fasce di prezzo:
- fascia di prezzo bassa, inferiore ai 200 Euro
- fascia di prezzo media, dai 300 agli 800 Euro
- fascia di prezzo alta, superiore ai 1000 Euro, relativa agli apparecchi che costituiscono il massimo della gamma
Nikon, Zeiss e Leica rappresentano le aziende più rinomate del settore, ma anche altre marche, più incentrate sulla produzione di apparecchi alla portata di tutti, assicurano un buon compromesso qualità-prezzo. Ci si riferisce a nomi quali Canon, Vortex, Bushnell e Bresser. È importante sottolineare quanto il brand conti nel campo degli strumenti ottici: un’alta qualità richiede infatti precisione ed attenzione realizzativa, nonché tecniche particolarmente ricercate.
Dopo aver assunto una posizione stabile per equilibrare le gambe (immaginando di dover scattare una fotografia), bisogna prendere il binocolo con ambedue le mani, e iniziando dalla massima apertura, “sistemare” la distanza dagli occhi sino a quando i due semicerchi non si uniscano in una sola immagine tonda. Attenzione a non puntare l’apparecchio verso il sole, perché la vista sarebbe compromessa.
Strumento ottico caratterizzato da estrema versatilità, il cannocchiale è destinato ad un utilizzo terrestre o astronomico, consentendo l’osservazione di oggetti più o meno lontani. Sue parti costitutive sono un obiettivo, rivolto verso l’oggetto, di cui fornisce un’immagine capovolta, e un oculare, fissato a distanza regolabile dall’obiettivo e al quale si avvicina l’occhio, che dà l’immagine virtuale ingrandita dell’oggetto.
Prima di procedere all’acquisto è di primaria importanza definire la “destinazione d’uso” del cannocchiale, poiché ogni modello è più adatto ad un determinato scopo: pur essendo in presenza di apparecchi estremamente versatili, infatti, alcuni si rivelano maggiormente indicati per l’osservazione degli uccelli, altri degli oggetti terrestri immobili, altri ancora invece sono tecnologicamente predisposti per una visione notturna. Ciò spiega la necessità di considerare innanzitutto la tipologia di sistema ottico caratterizzante lo specifico modello, che “influenza” la nitidezza e la possibilità di una visualizzazione più o meno chiara dei particolari: andrà dunque controllato il numero degli ingrandimenti e il diametro delle lenti obiettivo.
Sono analoghi a quelli previsti per il binocolo: oltre al sistema ottico, pertanto, andranno valutati i materiali delle lenti e il trattamento antiriflesso che esse hanno ricevuto, e la struttura e la robustezza dell’apparecchio. Ed ancora, bisognerà badare alla comodità d’uso (ad esempio all’impugnatura, ergonomica ed antiscivolo) e al regolare funzionamento dell’apparecchio (la messa a fuoco, in particolare), nonché agli accessori, di aiuto nel semplificare le prestazioni dell’apparecchio stesso, o la sua praticità di utilizzo. Citiamo, tra i più comuni, la borsa tracolla per il trasporto, che “ospita” il cannocchiale e gli altri accessori utili per una osservazione perfetta. Va tuttavia sottolineato che i modelli di ultima generazione sono spesso forniti di un apposito supporto per collegare lo smartphone all’oculare così da poter effettuare fotografie attraverso la fotocamera di quest’ultimo. Panno per la pulizia e adattatori per il collegamento della propria fotocamera digitale, infine, si trovano sovente a corredo del dispositivo.
Dato molto importante da considerare, il prezzo è indice il livello delle prestazioni di un cannocchiale. Premettendo che il mercato offre apparecchi dalle caratteristiche tecniche capaci di soddisfare ogni esigenza, è possibile in generale individuare 3 fasce di prezzo:
- fascia economica, inferiore ai 50 Euro
- fascia media, orientativamente tra i 50 ed i 200 Euro
- fascia alta, superiore ai 200 Euro, rappresentativa dei migliori cannocchiali in commercio
Molto, perché garanzia di affidabilità e di assistenza clienti precisa in caso di problemi verificatisi dopo l’acquisto. Celestron, Uscamel, e BNISE, sono alcuni nomi di riferimento, produttori di apparecchi di buona qualità e di diverse fasce di prezzo.
È un apparecchio che semplifica la visione a distanza ingrandendo le immagini, ma adoperando un solo occhio. Vede quali parti fondamentali l’oculare, vicino all’occhio di chi lo utilizza, e l’obiettivo, situato sul lato opposto.
Rispetto al binocolo ed al cannocchiale, si rivela poco ingombrante ed assai pratico, nonché particolarmente agevole nell’uso in virtù della forma compatta e della messa a fuoco più semplice.
Impugnando il monocolo, sarà difficile fissarlo nello spazio con una totale stabilità, situazione, questa, che motiva la presenza sul mercato di monocoli “assicurati” su treppiedi, che scongiurano quel senso di “precarietà”: si tratta però, come è facilmente intuibile, di modelli di costo superiore.
In presenza di disturbi visivi che, sebbene lievi, pregiudicano l’utilizzo di uno dei due occhi, e di alti livelli di miopia a carico di uno solo dei due.
Chi si avvicina per la prima volta ad uno strumento ottico di questa tipologia, farà bene ad optare inizialmente per un monocolo di prezzo contenuto, veicolando poi eventualmente la propria scelta, in una fase successiva , verso un modello più sofisticato e di conseguenza di costo superiore.
I prezzi vanno da un minimo di 10-20 Euro circa ad un massimo di 200-300 Euro circa.
Tra le marche specializzate citiamo Celestron, Uscamel, BNISE, così come Nikon, Bushnell, e Vortex.
L’acquisto può essere effettuato sia nei punti vendita specializzati che online.